Disse: “Comunque, tu come ti chiami?”
“Margherita”, rispose la ragazza piccola.
“Questo l’ho visto sulle cartoline: è un bel nome da brava bambina, ma ha tutta l’aria di essere quello che ti hanno imposto i tuoi genitori”.
“Non capisco”.
“Ne sai qualcosa di indiani? Non indiani dell’India, dico gli indiani pellerossa. La tribù dei Sioux, hai presente?”
“Più o meno”.
“Allora ascolta. Cerca di ascoltare bene e di capire tutto, perché non ho voglia di spiegartelo due volte. Quando un Sioux nasceva, i suoi genitori gli davano una specie di nome provvisorio. Tanto per sapere come chiamarlo finché era piccolo, mi segui? Come Margherita. Ma quando diventava grande, e la sua natura si rivelava, lo sciamano della tribù lo osservava per un po’ di tempo e alla fine trovava il nome giusto per lui. Sai cos’è uno sciamano?”
“Certo che lo so. Uno stregone”.
“Brava. Ma non era lo sciamano a scegliere il nome, era il nome a rivelarsi. Lo sciamano era soltanto un bravo osservatore. Capisci la differenza? Lo capisci che nessuno può decidere chi sei?”
“Però a me Margherita piace”, disse la ragazza piccola.
Paolo Cognetti, Sofia si veste sempre di nero, Minimum Fax, Roma 2012, pp. 35-36.