Arcano VI – Gli Innamorati –

Erano in tre: la dama e il suo amato
e un terzo che si credeva maritato.
Due si erano dati appuntamento
alla scogliera: c’era una grotta
per stare soli fino a sera.

Soffre da anni lo sposo d’emicrania
poi li sorprende con le vesti stese in aria.

A fil di spada è rapido il trapasso
ma la bella moglie si nasconde,
è dietro a un masso…
Rabbuia il cuore la perdita d’amore
dall’antro esala un ultimo bagliore.
L’infinito si fa indistinta rabbia
l’omicida in un istante è sulla sabbia.
Carta, forbice e sasso
– lei voleva solo giocare –
Ora in silenzio si riveste
torna al mare.

Fenissa Holden©

Dipinto: Enrico Nicoli

La donna che visse due volte

“Guarda guarda,” diss’egli, “siete vestita di nero oggi”.
“Mi piace molto il nero” confessò lei. “Se mi dessi ascolto, non porterei che abiti neri”.
“Perché? È lugubre, il nero”.
“Ma no. Al contrario, dà importanza a tutto ciò che si pensa. Si è costretti a prendersi sul serio”.
“Allora, se portaste dell’azzurro o del verde?”
“Non so. Avrei l’impressione di essere un fiume o un pioppo. Quando ero piccola, credevo che i colori possedessero un potere magico… Per questo ho voluto dipingere”.
Gli presi il braccio, con quel gesto pieno di abbandono che lo sconvolgeva di tenerezza.
“Anch’io” diss’egli, “ho tentato di dipingere. Ma disegno male”.
“E questo che importa? È il colore che conta”.
“Mi piacerebbe vedere le vostre tele”.
“Oh! Non valgono molto. Non significano niente. Sono dei sogni… Voi sognate a colori?”
“No. Vedo soltanto grigio… Come al cinema”.
“Allora, non potete capire. Siete un cieco!”
Rise e gli strinse il braccio, per mostrargli che scherzava.
“È tanto più bello di quello che chiamiamo la realtà,” riprese lei. “Immaginate, se potete, dei colori che si toccano, che si mangiano, che si bevono, che vi penetrano totalmente. Si diviene simili a quegli insetti che si confondono con la foglia che li sostiene, a quei pesci che somigliano a coralli. Ogni notte, sogno dell’altro paese”.
“Anche voi,” mormorò egli.

[…]

“Quand’ero bambino,” riprese lui, “ero ossessionato da quel paese sconosciuto. Potrei persino mostrarvi sulla carta dove comincia”.
“Non è lo stesso”.
“Oh! Sì. Il mio è pieno di tenebre, il vostro luminoso, ma so bene che si raggiungono”.

P. Boileau, T. Narcjac, La donna che visse due volte, Garzanti, Milano 1959, pp. 54-55.

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Fotogramma tratto dal film Vertigo (La donna che visse due volte) di Hitchcock (1958).

Love song for a vampire

Come into these arms again
And lay your body down
The rhythm of this trembling heart
Is beating like a drum

It beats for you – It bleeds for you
It knows not how it sounds
For it is the drum of drums
It is the song of songs…

Once I had the rarest rose
That ever deigned to bloom.
Cruel winter chilled the bud
And stole my flower too soon.

Oh loneliness – oh hopelessness
To search the ends of time
For there is in all the world
No greater love than mine.

Love, oh love, oh love…
Still falls the rain… (still falls the rain)
Love, oh love, oh, love…
Still falls the night…
Love, oh love, oh love…
Be mine forever…. (be mine forever)
Love, oh love, oh love….

Let me be the only one
To keep you from the cold
Now the floor of heaven’s lain
With stars of brightest gold

They shine for you – they shine for you
They burn for all to see
Come into these arms again
And set this spirit free